5G, Ericsson e Orange testano insieme nuove soluzioni per l’IOT

Dalla creazione di indoor network potenziati capaci raggiungere gli oggetti connessi in ogni angolo di un edificio, alla partnership con Sequans per la realizzazione di un modem LTE economico e a basso consumo energetico. La rete che sosterrà l’Internet delle cose nasce dalla cooperazione

Pubblicato il 02 Dic 2015

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Sale la febbre da 5G. E nell’ottica di renderla entro la fatidica data del 2020 la tecnologia perfetta per dare libero sfogo alle applicazioni e alle connessioni M2M che costituiranno la base dell’Internet of everything, gli specialisti dei network e dei servizi Tlc si alleano per testare standard e performance. In questo contesto Ericsson, che in Italia lavora gomito a gomito con Tim e Vodafone, ha annunciato una nuova partnership con Orange: allo studio ci sono tre soluzioni su cui le società, stando a quanto dichiarato da Yasir Hussain, Strategic Product Manager della divisione Radio di Ericsson, costruiranno un set di innovazioni per IoT che dovrebbero vedere la luce entro il 2017.

La prima serie di test è dedicata ai sistemi di copertura del segnale all’interno delle strutture architettoniche, e avrà luogo in Francia. Sfruttando lo spettro da 900 Mhz, solitamente dedicato in Europa alle reti 2G e 3G (mentre in negli Stati Uniti è utilizzato nella Smart Home e Smart Building da piccoli elettrodomestici come telefoni cordless e forni a microonde), Ericsson e Orange hanno l’obiettivo di aumentare di sette volte la potenza del segnale rispetto agli attuali network di seconda generazione, in modo da raggiungere capillarmente i device anche negli ambienti sotterranei e da estendere la portata di una cella o di un ripetitore in ambienti aperti, come per esempio le fattorie, che sempre più utilizzano oggetti e macchinari connessi per praticare la Smart Agrifood.

Gli altri due progetti, sempre condotti in Francia, coinvolgono un terzo attore. Parliamo della parigina Sequans, costruttore di modem LTE per smartphone, che insieme a Ericsson e Orange sta lavorando allo sviluppo di hardware specifici per garantire ai dispositivi di nuova generazione autonomie maggiori nel momento in cui il carico di dati ricevuti e trasmessi aumenterà esponenzialmente. Ma la sfida riguarda pure la capacità di ottimizzare la ricerca di rete e la logica del roaming in uno scenario in cui saranno connessi molti più oggetti, che a loro volta avranno la prerogativa di trasformarsi in ponti per ritrasmettere il segnale.

Sequans sta dunque progettando uno speciale modem dotato di un’unica antenna che utilizzerà meno memoria e meno energia per processare i dati e che si disattiverà nel momento in cui non ci sarà necessità di upload o download. Un po’ come funzionano i sistemi di start/stop nei motori delle nuove automobili, che si spengono durante le soste ai semafori per poi riavviarsi quando allo scattare del verde il guidatore apre il gas. Il risultato dovrebbe garantire la produzione di un modem più economico del 60%, attraverso il cui contributo sarebbe inoltre possibile estendere la vita della batteria del device fino a dieci anni. Soltanto i terminali LTE, però, potranno godere di entrambe le prerogative, mentre quelli che si agganciano alle reti 2G e 3G disporranno solo della funzione power-saving.

A testimonianza dell’ambiente cooperativo (o coopetitivo, come piace dire a qualche analista) che si sta venendo a creare nel mondo delle Tlc per preparare il campo al 5G e all’IOT, Sequans sta condividendo i propri processi di innovazione non solo con Orange e con Ericsson, ma anche con Verizon. Anche il carrier americano punta a ottenere un modem LTE più economico, dimezzando il costo attuale dell’hardware da 30 a 15 dollari l’unità.

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